domenica 29 gennaio 2017

La Coliva

La Coliva, o Koliva (pronunciata còliva o colìva in base alla lingua di riferimento) è un dolce "povero", che nasce in tempi antichi, durante la persecuzione di Giuliano l'Apostata (363 d.C. la data della morte). Tradizionalmente viene preparata per onorare i defunti e viene portata in chiesa per farla benedire dal sacerdote durante la commemorazione dei morti, e viene consumata anche durante la Quaresima, specialmente la prima settimana di digiuno. Perché? 

Come nacque la coliva?

Giuliano l'imperatore apostata sapeva che i cristiani sarebbero stati affamati alla fine della prima settimana di digiuno quaresimale, così ordinò di spargere di sangue di sacrifici pagani tutti i cibi nei mercati di Costantinopoli affinché i cristiani soffrissero e non ne mangiassero. Il santo martire Teodoro apparve così all'arcivescovo Eudossio e gli consigliò di dar da mangiare ai fedeli solamente grano bollito e miele: da questi ingredienti impastati nacque la coliva. Per questo, il primo sabato di quaresima è stato consacrato a san Teodoro. E' diventata tradizione dei paesi ortodossi quindi preparare la coliva solo con ingredienti quaresimali (ossia senza latticini, senza uova, e senza prodotti animali in genere). 


Colive di varie forme e ingredienti

La Coliva oggi

La Coliva, specialmente dopo l'arrivo di molti ingredienti dalle Americhe, è molto arricchita ed è diventata perfino un dolce prelibato. A seconda dei gusti, vi si aggiungono zucchero, cioccolata, uvetta, canditi e frutta secca. 

La coliva nella ritualità ortodossa

La coliva ha un senso particolare collegato alla resurrezione: il grano che, "morendo", produce frutto, è uno dei simboli della resurrezione. Per questo spesso la coliva è legata alle commemorazioni funebri. Quando si porta la coliva al rito di commemorazione dei defunti o al funerale, è uso che venga aspersa con un poco d'acqua benedetta - alcuni, come ad esempio i romeni, vi versano sopra del vino rosso - e quando i presenti si scambiano la coliva, si dicono "che Iddio lo perdoni" riferendosi al defunto. Non è inusuale mangiare la coliva direttamente in chiesa o presso la tomba del defunto. 

Preparazione

La principale preoccupazione dev'essere far bollire il grano senza far scoppiare i chicchi. Per cuocere il grano è sufficiente metterlo a bollire per un'ora in quantità d'acqua molto elevata (superiore a quella che si usa per cuocere il riso). Dopo averlo bollito, va scolato (eventualmente passato sotto l'acqua fredda) e lasciato a riposo. Oggidì, molti al posto del grano usano il farro o il riso. Per una coliva ottimale, il grano va cotto il giorno precedente alla funzione ( o quando va consumato ) e impastato col resto al mattino: di solito il grano viene fatto riposare una notte. Si prende dunque il grano e si mescola con i canditi, l'uvetta, il miele (o lo zucchero), la cioccolata e quant'altro si voglia mettere; se la coliva è in un recipiente molto alto, si può organizzare uno strato o più strati di fette biscottate tritate. E' importante ricordarsi di non lasciare il grano bollito in un ambiente troppo caldo: se necessario, tenerlo in frigo, altrimenti potrebbe fermentare improvvisamente. 

----------------------------------------------
Vedi anche: La Coliva - significato e preparazione, dell'igumeno Ambrogio 

Nessun commento:

Posta un commento